Cantine di Villa Priuli Grimani

UN LUOGO RICCO DI STORIA

Le cantine di Villa Priuli Grimani Morosini, detta Ca’ della Nave, sono attigue all’omonima villa del 500, immersa in uno dei più ampi e notevoli parchi secolari del paesaggio veneto. Il nome le deriva da un affresco sulla facciata raffigurante una galea veneziana. La villa è oggi di proprietà privata. Nella Barchessa e nel Parco risiede attualmente il Golf Club Ca’ della Nave. Le pregiate Cantine della villa, rinomate per le antiche botti di rovere dipinte, sono gestite dalla DOEAT RICEVIMENTI che può organizzare al suo interno ogni tipo di evento, così come nella Barchessa della Villa che è dotata di una grande Sala Auditorium, dove ogni anno si svolgono importanti congressi, spettacoli teatrali, eventi culturali ed artistici ed elegantissime cene di gala.

La costruzione di Villa Priuli Grimani Morosini e i primi affreschi

Verso la fine del Quattrocento i nobili veneziani Priuli del ramo “della Nave” iniziarono ad acquistare dei terreni a Martellago con l’intento di costruirvi una villa di campagna. L’attuale edificio centrale della villa fu eretto tra il 1566 e il 1571. Non è noto il nome dell’architetto. Nell’insieme il complesso architettonico rientra tra gli esempi tradizionali di villa rurale veneta del Cinquecento, con corpo centrale, ampio balcone a serliana e trifora al piano nobile, facciata dipinta, riecheggiante i palazzi classici veneziani sul Canal Grande. All’interno, al centro del piano nobile, si trova il Salone delle Feste, mentre intorno ad esso si susseguono camere da salotto, salottini e camere da letto, secondo il tradizionale schema dei palazzi veneziani riprodotto nelle ville rurali. A pianterreno le cucine e i magazzini, al piano superiore le stanze della servitù.

I Priuli affidarono il compito di decorare la villa al celebre pittore Giambattista Zelotti (1526-1578), il quale realizzò alcune scene allegoriche sia sulla facciata che sugli interni, ivi compresa la nota galea veneziana emblema dei Priuli “della Nave”, di cui è rimasta tuttavia scarsa traccia.

La villa fu acquistata tra il 1620 e il 1661 dai nobili veneziani Grimani del ramo dei “Servi di Santo Stefano”, che nel ‘700 fecero costruire le due Barchesse e ristrutturare il parco. Protagonista di tale impresa ammodernatrice fu Antonio Grimani, interessante figura di nobile benefattore e mecenate veneziano, al quale Carlo Goldoni dedicò una commedia, “L’amante di sé medesimo” (ossia l’uomo che stima se stesso per i suoi meriti), messa in scena nella villa nel 1760. Il Grimani fece inoltre ristrutturare l’Oratorio della villa e la chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Martellago, di cui divenne procuratore per il restauro. Egli ospitò nella sua villa numerosi patrizi ed ecclesiastici, ed aprì le porte ad artisti e scienziati del suo tempo, promuovendone l’opera. Villa Priuli Grimani divenne così la sede permanente di un importante convivio di artisti. Illustri musicisti, poeti, scrittori e commediografi si davano convito nella centrale Sala della Biblioteca appositamente allestita dal Grimani nella Foresteria e ivi mettevano in scena le proprie opere, come testimonia eloquentemente il grazioso affresco del Fontebasso raffigurante un Concerto in Villa.

Il progetto delle Barchesse fu affidato dal Grimani all’architetto Paolo Rossi, figlio del noto architetto Domenico Rossi. Una delle due Barchesse, collocata ad est della villa, fu adibita a Foresteria per gli ospiti e decorata da una serie di affreschi eseguiti da Francesco Fontebasso (1709-1769). Il brillante pittore realizzò per essa una raffinata scenografia allegorica, in cui l’esaltazione delle arti e in particolare della musica e della poesia fanno da sfondo e al tempo stesso sintetizzano in modo sublime e gioioso l’espressione artistica che in quel luogo trovava concreta realizzazione. Sul soffitto della Sala della Biblioteca è affrescato un allegro Concerto in Villa con al centro la Virtù in trono. Nelle salette contigue sono rappresentati diversi temi allegorici: Fetonte chiede il carro ad Apollo, il Tempo scopre la Verità, L’Aurora, quest’ultima attribuita a Francesco Zugno, Bacco ed Arianna. Nella Sala d’ingresso a forma di “L” si susseguono scene allegoriche d’ispirazione mitologica, con Giove, Giunone, Jo e Geni recanti corone e fiaccole, Apollo con la lira, le Muse, Nettuno e Zefiretti. Nelle altre salette contigue sono rappresentate sul soffitto alcune scene dell’Olimpo: nell’una Mercurio, Giove, Giunone, Venere ed Eros, nell’altra Venere e Marte sorpresi nella rete di Vulcano.

Il Parco e le adiacenze della Villa

I Grimani vollero ammodernare il parco secondo il gusto francese del tempo e, a tal fine, affidarono il progetto all’architetto André Godeau, parente del celebre architetto francese Siméon Godeau della Scuola di Le Notre. Il parco, completato nel 1706, fu provvisto di aiuole e peschiera (quest’ultima ancor oggi visibile), orti e aranciera. A decorazione di esso un insieme di statue allegoriche settecentesche, tuttora presenti. Vi era inoltre una ghiacciaia posta entro una collinetta ancora esistente, vicino alla quale spicca un romantico gazebo settecentesco in pietra ad ingentilire il paesaggio. Ma il “fiore all’occhiello” del parco era costituito dalle sue famose cedraie, vero e proprio vanto della villa, che producevano frutti di cedro assai pregiati. Nonostante le numerose e radicali trasformazioni subite, si può rintracciare ancor oggi l’originale disposizione del parco settecentesco, e scoprire passeggiando al suo interno importanti specie arboree secolari.

Nelle immediate adiacenze della villa, oltre la Foresteria sul lato est, si scorgono le Cantine e il Granaio, edifici cinquecenteschi a pianta longitudinale visibili anche dall’esterno della villa. Un tempo le Cantine si animavano durante la vendemmia, riempiendosi di visitatori allietati dalla fragranza delle uve. Antiche vivaci decorazioni pittoriche raffiguranti scene di vendemmia si possono ammirare sulle pareti e sulle enormi Botti di rovere poste a bella mostra. Restaurate nel 1970 da Guerrino Bonaldo di Zero Branco, tali immagini ravvivano l’atmosfera e danno un’ulteriore tocco di nobiltà agli eventi ospitati.

Celebre punto di ritrovo per i visitatori di un tempo era inoltre il Palazzetto, costruzione a forma di torre ancora esistente oltre la Foresteria sul lato est della villa. Nell’atrio del Palazzetto si trovava un grande mazenin da caffè di legno. In un camerino al primo piano veniva servito agli ospiti, su preziose tazze di porcellana, il caffè e la cioccolata.

Vi era inoltre la Fattoria e la Casetta del Sottofattore, quest’ultima costruita nel 1807 per il sacerdote Mansionario che officiava nell’Oratorio.

Di vaste proporzioni era inoltre il grandioso complesso della Boaria, fatto costruire dai Grimani: esso comprendeva la Casa del Cocchiere, i depositi dei Calessi e delle Carrozze, la Casa del Boaro, le Stalle dei buoi e una Scuderia per i cavalli, una Colombaia, un’Osteria, una Macelleria. Vi era inoltre l’officina del Fabbro, poi sostituita da una Farmacia o Spezieria. Assai vasti erano i terreni agricoli di proprietà dei Grimani, che contavano ben 200 campi attorno alla villa ed altri appezzamenti nei comuni vicini. Molte erano le case dei coloni sparse nel territorio di Martellago, recanti lo stemma nobiliare dei Grimani. Alcuni stemmi nobiliari sono stati collocati, dopo un restauro, nella Sala del Consiglio Comunale e nella Sala riunioni della Fondazione della Banca di Santo Stefano di Martellago, dove si possono ancor’oggi ammirare.

L’Oratorio

Una prima cappella gentilizia fu costruita dai Priuli intorno al 1571.

L’attuale edificio è frutto della ricostruzione avvenuta nella seconda metà del Settecento su lascito di Alvise Grimani già procuratore di Candia, e commissionata probabilmente all’architetto Paolo Rossi. L’oratorio fu dedicato al SS. Salvatore, la cui festività ricorre il 6 agosto (Trasfigurazione). Fino al 1836 la chiesetta fu officiata da un sacerdote Mansionario.

All’interno dell’edificio si trovano ben sette altari, sui quali sono disposte alcune pale del XVII secolo, restaurate dal pittore veneziano Viviani su commissione della contessa Loredana Morosini Gattemburg, ultima erede dei Grimani. Tali opere raffigurano i santi maggiormente venerati nella tradizione della chiesa veneta e di Martellago in particolare: nel primo altare a destra dedicato a Sant’Antonio, è raffigurato il celebre santo orante. Il secondo altare a destra è dedicato alla Madonna del Rosario, la cui devozione è molto radicata nella tradizione di Martellago: ogni anno, in occasione della festività della Madonna del Rosario (7 ottobre), tutto il paese si anima in una grande sagra paesana, culminante in una processione con la statua della Madonna nel centro cittadino. Nel terzo altare troviamo una pala raffigurante San Gaetano da Thiene, grande esempio di carità e spiritualità della Chiesa impegnata nel ‘500 nella Riforma. Sull’altar maggiore è raffigurata la Trasfigurazione, che tuttavia nel corso del restauro ottocentesco a cura del Viviani, ha subito una radicale trasformazione. Durante la Settimana Santa nell’altar maggiore veniva esposta una preziosa reliquia della SS. Spina. La processione del Venerdì Santo, che iniziava dalla chiesa parrocchiale, comprendeva una sosta presso l’oratorio, da cui il parroco benediceva i fedeli con la reliquia.

All’interno dell’oratorio, negli altari di sinistra sono raffigurati San Francesco d’Assisi e San Domenico, la Deposizione dalla croce, San Raffaele e Tobia, quest’ultimo attestante la devozione all’Angelo Custode diffusa nel Veneto. Alle pareti della cappella si trovano inoltre alcuni dipinti raffiguranti l’Annunciazione, San Giovanni Battista nel deserto, la Pentecoste.

Dal 1671 l’oratorio conservò le spoglie di San Innocenzo martire, traslate successivamente nella chiesa parrocchiale. La venerazione per questo santo è attestata in vari documenti a Martellago. Nel paese si celebrava la festa di San Innocenzo la quarta domenica di settembre, e nell’occasione veniva offerto un pranzo ai preti nella villa Grimani, a cui partecipavano numerosi amici e conoscenti della famiglia.
All’interno dell’oratorio sono sepolti Antonio Grimani (m. 1775) e Loredana Morosini Gattemburg, quest’ultima scomparsa prematuramente nel 1816.

Villa Priuli Grimani Morosini dal ‘700 ad oggi

Loredana Morosini-Gattemburg fu l’ultima erede dei Grimani a detenere la proprietà della villa di Martellago.

In seguito la villa conobbe vari avvicendamenti di proprietà. Nel 1945 fu occupata da un comando dell’esercito tedesco, con gravi conseguenze per lo stato dell’edificio e il parco.
Acquistata nel 1952 da Pietro Paolazzi, il complesso della villa e del parco si presentavano in condizioni di grave precarietà e di abbandono. Si deve al Paolazzi, al quale il Comune di Martellago ha dedicato una strada del centro, la maggior parte dei restauri realizzati nel complesso degli edifici e del parco. Tuttavia, nonostante il grande impegno profuso per il risanamento, un incendio causato da un corto circuito nel 1975 devastò l’edificio centrale della villa. Molte opere andarono perdute, tra cui gli affreschi e i dipinti all’interno della villa, già compromessi dal tempo. Gli affreschi esterni, severamente danneggiati, subirono nuovi restauri. La villa venne quindi venduta a nuovi proprietari. Ancor oggi è di proprietà privata.
Dal 1985, a partire dalla costituzione dell’associazione sportiva Golf Club Ca’ della Nave, ingenti lavori di ristrutturazione nel parco hanno visto la creazione di un campo da golf ad opera del campione USA di Golf Arnold Palmer, noto come progettista di campi da golf nel mondo.